“La riabilitazione Psiconutrizionale nei DCA” di Donatella Ballardini, Romana Schumann e Altri – Carocci Faber 2011
Brevi note critiche a cura di Giancarlo Di Pietro
“La riabilitazione Psiconutrizionale nei DCA” di Ballardini e Schumann è un testo interessante, offre indicazioni utili agli operatori del settore e propone un modello concreto di terapia integrata, interdisciplinare. Le tematiche proposte sono numerose, tutte incorniciate dallo scopo dichiarato di perseguire un modello di comprensione e di intervento “Basato sulle Evidenze”, come oggi usa dire. Le Autrici attraversano trasversalmente, con disinvoltura e precisione chirurgica, i diversi territori che la pratica clinica suggerisce: Diagnosi ed Epidemiologia dei DCA, Linee Guida per la Terapia, i Fattori di rischio, il percorso Terapeutico, gli aspetti Medici, e poi molta, esauriente, descrizione del concetto di integrazione tra le due forme di intervento maggiormente coinvolte quella Psiconutrizionale, e quella Psicologica ( in questo caso Cognitivo-Comportamentale). Ed è questo uno dei pregi migliori che si apprezzano nella descrizione del lavoro clinico: la chiarezza, la precisione e la praticità di un concetto che, il più delle volte viene presentato su un piano teorico, ma che si fatica ad immaginare (da parte del lettore) nella sua applicazione concreta.
Qual è il segreto di questa efficace traduzione? Ponendo personalmente questa domanda alle Autrici, mi hanno risposto: sono venti anni che lavoriamo insieme! Implicitamente, dunque, questo lavoro mette in guardia dalle facili (troppo facili!) acquisizioni basate, su forme di apprendimento veloce e approssimative. Non si può apprendere con facilità ciò che richiede un tempo maturativo delle informazioni e delle relazioni. Ci vuole il tempo che ci vuole per entrare in risonanza e scambiare i propri punti di vista e le diverse professionalità. E questo dovrebbe essere trasmesso come uno dei principi base di qualunque insegnamento. Non servono gli indottrinamenti e le “inoculazioni” di conoscenze, perché esse stesse rischiano di inviare il messaggio che sia facile lavorare insieme. E invece non lo è; presi come siamo, tutti, dall’amore per le nostre idee e punti di vista, dimentichiamo troppo spesso che essi sono, appunto, modalità di osservazione parziali e rivedibili. Romana e Donatella non lo dimenticano e presentano la loro esperienza in modo che sia rivedibile e applicabile anche da altri, con tempi e modalità adeguate allo scopo della conoscenza e della terapia dei DCA. Numerosi sono i paletti utili a qualunque operatore: le linee guida offrono un valido terreno di confronto, la tensione verso ciò che dovrebbe essere obiettivo e scientifico (“evidence”) non dimentica un atteggiamento altrettanto scientifico, di osservazione critica, la parte “speciale” riferita al Modello Cognitivo Comportamentale non straborda verso una visione unica e onnipotente, ma viene prudentemente incorniciata in una tensione tra Ricerca e Pratica Clinica. Insomma, un testo da studiare, approfondire, applicare nella pratica, per chi ha strumenti simili. Non ci sono limiti? Da vecchio barbagianni della Psichiatria e navigatore disilluso del Relativismo Totale, ho sentito la mancanza di uno spazio (magari nella Presentazione o nell’Epicrisi) di discussione sugli aspetti Epistemologici e addirittura Filosofici della conoscenza e Terapia dei DCA: come si inquadra questo approccio nel panorama delle varie possibilità, tutte, in fondo, equivalenti? Quali sono i limiti teorici e pratici di un approccio specifico come quello Cognitivo Comportamentale? E così via. Sono domande che, sebbene possano apparire leziose, inducono il lettore a riflettere sui grandi temi e a confrontarsi con al Complessità dell’argomento proposta. Ma c’è tempo, aspettiamo che le Autrici vogliano deliziarci con altre pubblicazioni.
Giancarlo Di Pietro Psichiatra Psicoterapeuta Università” Federico II” – Napoli [email protected]